Cinema

"SOGNO IL MONDO IL VENERDI'" esce nelle sale italiane il 21 Agosto

"SOGNO IL MONDO IL VENERDI'"  esce nelle sale italiane il 21 Agosto

Gianluca Arcopinto, Stefano Quaglia, Filmon Aggujaro presentano SOGNOILMONDOILVENERDI’ I DREAM OF THE WORLD ON FRIDAY JE RÊVE DU MONDE LE VENDREDI un film di Pasquale Marrazzo con Giovanni Brignola, Anis Gharbi, Laura Ferrari, Elena Calligari, Simone “Valentina” Mancini, Domenico Balsamo prodotto da N.O.I. film, in collaborazione con The Family Film LA STORIA Per comprare un permesso di soggiorno due giovani arabi sono costretti a fare una rapina. Il tentativo non va a buon fine e uno dei due rimane ferito. Ma anche per l’altro, Karim, inizia un calvario. Fabio lavora in un istituto bancario, ma sta facendo casini col lavoro per saldare i debiti contratti con il gioco d’azzardo. Nei suoi casini coinvolge anche Betty, una giovane trans innamorata di lui. Due donne (Irene e Luigia), che vivono insieme e sembrano semplici amiche, vedono sconvolto il loro piccolo mondo. Una di loro, Irene, ha problemi di alcolismo e improvvisamente si ritrova a dover fare i conti con un passato doloroso a causa di un giovane ragazzo, Gianni, che è venuto ad abitare nello stesso condominio. Sono loro i protagonisti della storia. Non si conoscono, ma si sfiorano, si incontrano, si incrociano, poi, ad un certo punto, cominciano ad interagire tra loro. I loro destini, in qualche maniera, si legano. Ma tutti loro fanno fatica a lottare contro questi destini. E quando sembra che tutto stia per crollare, improvvisamente si fermano, guardano nell’obbiettivo e si mettono a cantare. È una confessione, un mettersi a nudo, un rivolgersi allo spettatore nel tentativo di creare un rapporto diretto, senza più finzione, nella sincerità della musica e dei sentimenti. In questo incontrarsi, conoscersi e confessarsi, raggiungono in qualche modo una presa di coscienza, forse capiscono chi sono e cosa possono fare. Qualcuno riesce a ritagliarsi nuove possibilità, qualcun altro invece sembra non avere scelta... NOTA DEL REGISTA Può succedere che la tua vicina di casa, persona tranquilla, ospiti uno che ha appena fatto una rapina e che a sua volta questo coinvolga un amico, ignaro dei fatti. Può succedere che l’amico coinvolto abbia appena finito di tinteggiare la tua casa. Come può succedere che tua moglie litighi con te per colpa della badante straniera, che è diventata la tua amante e contemporaneamente si è fidanzata con un malavitoso che ha portato in casa, a tua insaputa… Le coincidenze del caso e della vita possono essere infinite e fra loro si può sempre leggere un unico comun denominatore, come nel caso di questa storia corale, dove i destini si incrociano e si svelano. Alla verità del caso si aggiunge un’altra verità, una forma comunicativa semplice e pura come il canto, la voglia di cantare, una voglia che sgorga dall’anima, che trasporta i personaggi in una dimensione di libertà assoluta, dove possono librarsi sulle note di una canzone senza pudore. Le loro solitudini spingono verso la ricerca dell’amore, una ricerca che diventa ossessiva, sempre più forte, che si scontra con la “banalità” dell’esistenza, un’esistenza nascosta, mortificata, eppure eroica, dove dover pagare la bolletta e non avere soldi “diventa” un fatto morale. Una città come Milano, con i suoi abitanti tutti divisi e chiusi nei loro mondi, eppure tutti così vicini, rappresenta il contesto perfetto per ritrarre un gruppo di esistenze schiacciate dalle esigenze della nuova società globale, dove l’apparire vince sull’essere. Il cinema italiano del dopoguerra raccontava le miserie che questa aveva prodotto, e De Sica con le sue storie è riuscito a cristallizzare quei momenti rendendoli eterni, producendo senza retorica una memoria in chi ha posato lo sguardo su film meravigliosi come “Umberto D.” o “Ladri di biciclette”. Queste opere hanno condizionato fortemente il mio immaginario. Forse sono loro a spingermi, a chiedermi di raccontare le nostre nuove miserie secondo forme nuove e libere. Da quella memoria arriva la mia esigenza. Tutti ormai parliamo e pensiamo allo stesso modo e non riusciamo a sganciarci da logiche che noi stessi abbiamo reso inattaccabili. Questo film risponde alla ricerca di una nuova possibile forma di racconto che tenti di interrompere le logiche di narrazione “precostituite”, un mainstream che coinvolge e confonde tutto e tutti. E’ un gioco pericoloso perché ci si espone agli attacchi di chi vuole e conosce un solo modo di produrre e consumare spettacolo e finzione, dove tutto deve essere “detto”, nessun personaggio deve sfuggire alla trasparenza e tutte le azioni devono portare alla pulizia totale del racconto di tipo televisivo. Per non parlare del finale che deve essere assolutamente propositivo, con il rischio che un film sul razzismo diventi paradossalmente un film razzista. Il titolo poi, come nelle canzoni, deve contenere la parola “amore”, altrimenti il distributore si “arrabbia” e il film rimane nel cassetto. Come si fa a pensare in queste condizioni alla libertà di espressione che si materializza solo con la prova, con il coraggio e la libertà della sperimentazione? Forse bisognerebbe chiarire a noi stessi che la sperimentazione è la vera chiave per raggiungere la libertà, solo sperimentando nuove cose si possono produrre nuove cose. Naturalmente bisogna essere consapevoli che questa libertà porta in sé l’errore. Ma anche nell’errore c’è la libertà, bisogna farsene carico.